Ad Astra. Umanisti puntate alle stelle.

Giovedì 5 novembre 2020 – Una giornata in compagnia di storie di “umanisti”.

Se avete una laurea in lettere, in filosofia o in scienze della comunicazione, la domanda che vi siete sentiti fare più spesso dopo il conseguimento del titolo è: “Ma quindi adesso farai l’insegnante?” o “Ma quando sosterrai l’esame all’ordine dei giornalisti?”.

Ho partecipato al live “AD ASTRA: Lauree umanistiche e professioni dopo l’Unibas”, che potete riguardare sui canali Youtube e Facebook dell’Università degli Studi della Basilicata.

Ho avuto conferma di una cosa importante: nessuna delle lauree come quella in studi umanistici fornisce meglio gli strumenti per leggere il mondo. E quando avete questo super power, siete trasversali. Potete fare tutto quello che volete.

GLI UMANISTI E IL SUPER POTERE DELL’ERMENEUTICA

Credo che gli studi umanistici ci forniscano un superpotere ermeneutico. Grazie a questo potere siamo in grado di leggere i contesti e analizzare i codici attraverso i linguaggi. Che abbiamo studiato il greco sui papiri, come la dottoressa Roberta Carlesimo, o il codice php su uno schermo, questa competenza ci accomuna tutti.

Ho ascoltato con attenzione le strade, a volte istituzionali, a volte più sperimentali, intraprese dai colleghi umanisti.

Vi racconto la mia esperienza, nella speranza che possa essere ispirazione per molti di voi.

Oggi sono un’imprenditrice che ha scelto come tante di rimanere in Basilicata, per provare a mettere le mie competenze a servizio della mia comunità. Co-founder di Universosud e del Comincenter, il mio ruolo principale è quello della marketing e communication manager.
Il mio compito è quello di avere la visione di insieme della comunicazione di un’azienda, creare strategie di comunicazione e pensare al miglior modo di rappresentare i brand. Il mio lavoro ha molto a che fare con la creatività e con il concetto di “racconto”, come sottolineato la dottoressa Mutino, “istoriare efficacemente”.

In altre parole, trasformo le esigenze in prodotti di comunicazione fruibili sui media scelti, nell’ambito di una strategia, per raggiungere determinati obiettivi. Per esempio, far conoscere un brand, convertire utenti in clienti, migliorare la reputazione on-line di un brand, e così via.

Prima di diventare marketing and communication manager, ho dovuto fare tanti lavori nell’ambito della comunicazione: dalla grafica alla web designer, dalla SEO specialist alla content creator, tutti e nessuno nello specifico.

Quelli come me vengono chiamati “generalisti” o “multipotenziali”, definizione usata per la prima volta da Emilie Wapnick, ne parlavo nell’articolo Multipotenziale: che lavoro vuoi fare da grande?

In realtà è una capacità di lettura trasversale del mondo. Oggi lavoro con team di tecnici di ogni tipo: informatici, grafici, web designer, ingegneri, persone del settore finanziario. E il super potere che gli studi umanistici mi hanno dato è essere in grado di interfacciarmi con loro, con i loro linguaggi, con i loro parametri di visione del mondo. Stessa cosa per i clienti.

CASE HISTORY: BCC BASILICATA

Che significa questo? Vi faccio l’esempio di uno dei miei clienti, la Bcc Basilicata, il credito cooperativo più grande della nostra regione. Quando la governance della banca mi ha chiamato per una consulenza, sono partita dall’analisi della loro comunicazione e dall’auditing interno. Mi sono resa conto che i valori, le persone, i bilanci della banca non erano rappresentati all’esterno per quello che realmente erano.

Da tutto questo lavoro preliminare, sono emerse tre keywords: solida, indipendente, donna.

Il mio compito è stato “sgrezzare il diamante” e metterlo in mostra (lasciatemi passare la metafora), attraverso una serie di strumenti di comunicazione che ritenevo funzionali agli obiettivi da raggiungere.
Poi, sempre a partire dalle parole, lo spot, il sito nuovo e la scelta di immagini e grafiche, la cura dei testi, la creazione dei contenuti adatti per i social, eccetera.

SKILL: TRASVERSALITÀ E LETTURA DEL CONTESTO

Dunque, ripeto, il superpotere degli umanisti è quello di saper utilizzare i linguaggi, di creare attraverso le parole e trasformarle in altri mille modi. Farle diventare una locandina, un video, un qualsivoglia contenuto di comunicazione, rispettando la grammatica di ogni medium.

Quando ero una studentessa, il mio percorso di studi, all’epoca “Scienze della comunicazione”, era atipico rispetto ad altri atenei. Prevedeva molta filosofia e molta linguistica. Ma se devo dirvi la verità, sono proprio queste materie che oggi mi permettono di fare il mio lavoro. C’è un esame in particolare che ricordo che era filosofia del linguaggio, con il professor Frascolla. Esame che ho ripetuto ben tre volte. Perché? Perché non capivo a cosa mi servisse. Oggi, con la lente dei 12 anni che mi separano dalla laurea, (faccio outing!) è uno degli esami che mi è più utile nel mio lavoro perché, fatemi passare l’ampia definizione, mi ha aperto una prospettiva del linguaggio esplorato da un punto di vista logico e matematico. Ed è il motivo per cui posso guidare progetti informatici, che abbiano a che fare con intelligenza artificiale, domotica, insieme ai tecnici che nello specifico di questo si occupano. Ma in generale ogni esame, ogni esperienza in Unibas mi ha dato qualcosa che poi mi è stata utile.

4 CONSIGLI UTILI, NON SOLO PER GLI UMANISTI

1) Pensate out of the box. Non fatevi ingabbiare nella logica per cui se studiate lettere farete per forza gli insegnanti. Mai come oggi, con la crescita esponenziale della comunicazione digitale, ci sono possibilità di lavoro in tanti ambiti e settori che richiedono competenze di pensiero
2) Siate audaci, provateci. Al massimo sbaglierete, è solo dal fallimento che si impara e si cresce.
3) Studiate, non fermatevi alle dispensine, approfondite, sfruttate i vostri docenti, perché dopo la laurea il tempo per studiare e aggiornarsi sarà più scarso.
4) Non permettete mai a nessuno di dire che il latino è una lingua morta e inutile! 浪

Qualsiasi strada imbocchiate, vi auguro di svegliarvi ogni mattina, guardarvi allo specchio e pensare: “Faccio il lavoro più bello del mondo!”

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